martedì 7 maggio 2013

Curtain Fall: Splinter Cell: Blacklist




Curtain Fall quest'oggi è dedicata ad un'altra grande icone della Leggendaria PlayStation 2 ovvero Sam Fisher. Dietro questo spietato agente c'è una storia. Una storia fatta di sofferenza e riflessioni, scelte difficili e conflitti interiori. Dedicare un'intera vita allo spionaggio e ad operazioni top secret non è facile. Porta molti svantaggi, tra i quali non poter godere dell'affetto della propria famiglia. Il suo matrimonio con Regan è molto difficile poiché il suo lavoro lo porta molto spesso e per molto tempo lontano da casa, così dopo 3 anni di matrimonio, da cui è nata anche sua figlia Sarah, Sam Fisher si ritrova solo a causa del divorzio. Così comincia a dedicarsi completamente al suo lavoro accettando missioni in Germania, Afghanistan e Russia.
Nel 2000, però, un altro evento segna l'agente: l'ex moglie viene a mancare a causa di un tumore alle ovaie. La figlia Sarah è così affidata a lui all'età di 15 anni. Poco tempo dopo mentre era di ritorno da una missione in Islanda gli viene comunicata la morte della figlia, investita da un pirata della strada. Disperazione. Dolore. Rabbia. Depressione. Ecco quello che provoca la notizia in Sam Fisher e sarà proprio da questa che si svilupperà tutta la storia di Tom Clancy's Splinter Cell: Conviction. In Blacklist invece troviamo un agente Fisher che si batterà ancora contro forze segrete dando vita ad una nuova unità: Fourth Echelon e vestendo i panni, a lui un po' stretti, di Leader. Accetta questo incarico ad alcune condizioni che gli permetteranno di avere le proprie regole e a far capo esclusivamente al Presidente degli Stati Uniti. Con la sua nuova unità dovrà sventare degli attacchi terroristici ed eliminarne gli ideatori. Questo personaggio ha un carattere particolare. Solo quando è sul lavoro è veramente se stesso, poiché è proprio questo lavoro ad averlo portato ad essere ciò che è. Nei primi capitoli della serie avevamo a che fare con un agente completamente diverso. Efficiente e preciso, calmo e letale. Adesso al personaggio di base si aggiunga la rabbia ed ecco il nuovo agente Fisher.



Una citazione  in particolare che mi ha colpita: C'è una cosa che dovete capire bene: il Sam Fisher che conoscevate è morto. L'America l'ha ucciso, chiedendogli di compiere un sacrificio troppo grande, di superare un limite di troppo. L'ha ucciso un autista sbronzo, uno stronzo qualsiasi che ha investito sua figlia e che se l'è svignata. Lei era l'unica cosa nella sua vita che lo rendesse ancora umano. E l'ha ucciso la sua agenzia. L'ha manipolato. E gli ha ordinato di premere il grilletto contro il suo migliore amico in uno scantinato di New York. Irving Lambert è morto per mano di Sam quel giorno. E anche Sam. Se n'è andato. Ha lasciato Third Echelon, la vita che conosceva. Ha lasciato l'America, la mamma, la torta di mele...s'è lasciato tutto alle spalle. E' partito alla ricerca di una nuova ragione per poter continuare a vivere. Alla fine l'ha trovata.
Frantumare l'animo di una persona. Facendola morire più volte. Facendola soffrire. Usarla per poi buttarla via. Fin dove si può spingere l'uomo per arrivare ai suoi scopi? Quanto può essere crudele? Ed in che modo si può andare avanti, per cercare la verità, delle risposte? Dove se ne trova la forza?
Comunque anche se un uomo va avanti non significa che dentro di lui non si sia rotto qualcosa, che non sia ferito. E' questo ciò che è accaduto a Sam Fisher.

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