Per la prima volta, la rubrica Deep Inside viene curata da un blog esterno: La Bottega del Bardo dedicato ai classici del passato PlayStation e non solo.
Ah, il West. Eroi impavidi sparatorie fisarmoniche fischi
pallottole che graffiano vacche tori deserti e messicani. Uno scioglilingua che
la Rockstar deve aver sciorinato non poche volte prima di buttarsi a fare quel
signor gioco che di nome fa Red Dead Redemption. Però dopo suddetta preghiera
la loro natura ha ripreso il sopravvento e li ha fatti rendere conto come la
mitizzazione non faccia per loro. Allora, come fare per raccontare il West con
un’impronta meno legata ai canoni autocelebrativi e cadaverici? Con lo
spaghetti-western. Quel cinema grezzo che negli USA ha influenzato tutti anche
se solo o due persone lo hanno riconosciuto ufficialmente. Quindi eccoci qui. John Marston è un fuorilegge pentito,
prima ancora che un cowboy. E’ stato costretto da autorità governative avide ad
andare a ricercare ed uccidere i suoi ex compagni di scorribande, sotto la
minaccia di morte della sua famiglia. Un uomo che dopo aver subito sacrifici
atroci gli viene sbattuto in faccia il proprio passato per il puro interesse
egoistico di qualcun altro. Che poi lui ci provi pure ad essere buono non ha
senso, che poi tanto tutti se ne approfittano. Alla fine, chi è John Marston se
non un altro antieroe di western all’italiana? E anche l’ambientazione non è da meno: quale modo
migliore di raccontare una storia graffiante, se non inserirla in un contesto
altrettanto graffiante? Quello di RDR è un West tutt’altro che patinato o
rassicurante. Si capisce già dall’anno di ambientazione, il 1911: è una
frontiera selvaggia che si è prolungata e riprodotta ben oltre la consunzione.
La grande, costante malinconia dei tramonti, degli orizzonti, dei viaggi a
volte la copre, ma se lo si guarda bene il West di Rockstar è pervaso da una
sensazione tutta particolare, un senso di malato che si riflette nel corollario
di comprimari che si affaccendano attorno a lui: ubriaconi, ladri, imbroglioni,
venditori d’aria fritta, scienziati pazzi e razzisti, rivoluzionari edonisti.
Tutto terreno fertile per inserire nella sua opera tantissime frecciate al suo
mondo, quello reale, criticando il razzismo, la misoginia, la guerra e i
guerrafondai, gli estremismi religiosi, la politica, la corruzione che pervade
e avvelena tutto.
O meglio, quasi tutto. Sorprendentemente, gli unici
personaggi che non sembrano toccati da questa devastazione sono proprio quelli
femminili: Bonnie McFarlane, Luisa la rivoluzionaria, Abigail Marston. Il loro
impegno è forza per John, il loro idealismo è cura mentale per la sua stanca
psiche, è il conforto e il calore nel suo cuore, è la determinazione che lo fa
andare avanti. Quasi a voler ribadire come solo le donne possono salvare
un’umanità abbrutita e ormai impegnata solo a litigarsi gli avanzi del tavolo
degli antenati. Ed il finale. Molti si sono lamentati della scelta della
Rockstar, ma è opinione di chi scrive che sia tutt’altro che insensata. Si vede
da come il tutto è stato orchestrato, fin dall’inizio, dal modo in cui la
storia continua pure quando il cowboy torna dalla sua famiglia ora libera. Si
perdona ai programmatori quello che sembra uno stiracchiamento della trama
perché ci si è affezionati a zio John e non lo si vuole lasciare, ma poi si
capisce che se fosse finito bene si sarebbero fermati molto prima, che i gesti
quotidiani dell’uomo nei confronti della moglie e del figlio altro non sono che
il suo testamento a noialtri giocatori. E che non poteva finire altrimenti: in
un mondo di mostri come quello di Red Dead, mostro è chi per noi è normale e
redento, e per questo va eliminato. Potrà piacere o non piacere, ma l’invito
qui presente è quello di rispettare questa scelta.
Cavaliere Bardo 4/III/2765 (2013)
Salve,
RispondiEliminasiamo un giornale online di arte e cultura chiamato Epì Paidèia, ci piace come scrivi e volevamo invitarti a collaborare con noi in forma occasionale inviandoci via email degli articoli scritti da te, li pubblicheremo a tuo nome inserendo il link del tuo blog.
Facci sapere, la nostra email è Epipaideia@hotmail.it
Daje genisio sei forte!!!!!
RispondiEliminaMa qual è il significato dei pentagamers?
RispondiEliminaIl fatto che siamo in cinque a curare il blog. :) Prima si chiamava Videogame-Review-Reloaded, abbiamo cambiato il nome da poco.
RispondiEliminaGrazieeeee :D
RispondiElimina