lunedì 9 aprile 2012

Speciale: Il punto sulla crisi creativa Nipponica

In questi ultimi mesi, i developers giapponesi stanno dando, secondo molti,  forti segnali di crisi creativa, eppure io che  seguo più da vicino l'industry non posso fare a meno di essere convinto di tutto l'opposto. A rafforzare questa mia tesi ci pensano in particolare due opere multimediali interattive di recente uscita, il tanto discusso Asura's Wrath e Binary Domain due titoli all'apparenza dal concept banale, ma solo ad una prima occhiata. Il nuovo action game di Capcom nonostante poggi il suo gameplay  su meccaniche piuttosto rodate, riesce comunque a distinguersi dalla massa grazie ad una direzione artistica che porta gli standard nipponici su livelli piuttosto alti, tratteggiando in modo assolutamente unico personaggi e mondi che difficilmente si scrolleranno dal vostro immaginario. Discorso analogo si potrebbe fare per l'ultima fatica di Toshihiro Nagoshi (game designer della serie Yakuza) se non fosse per delle meccaniche di gioco davvero strane per il genere cui appartiene, infatti l'abbattimento dei mech nemici si basa su un particolare sistema di danni procedurali dove a seconda della parte colpita dalle vostre raffiche di mitra l'armatura dei robot reagirà in maniera diversa (come ampiamente descritto nella recensione che trovate  proprio su queste pagine). La direzione artistica anche in questo caso riesce a donare ad un'altrimenti banale mondo sci-fi un tratto ricercato e in grado di spiazzare il giocatore a più riprese. I due titoli trattati in questa sede poi possono piacere o meno ma la loro qualità a livello narrativo e di gameplay resta assolutamente indubbia e prova come, ( a prescindere dal successo commerciale dei singoli) il Giappone possa ancora dire la sua nel mercato odierno, nonostante l'estrema competività nata negli ultimi anni. Per questo motivo continuo fermamente a pensare che questa sorta di sconforto preso ai developers d'oltre oceano sia del tutto fuori luogo, poichè la bellezza di questa industria sta proprio nella totale differenza fra produzioni occidentali ed  orientali. Tuttavia comprendo anche gli utenti che si lamentano delle ultime produzioni nipponiche ma allo stesso tempo inviterei tutti, a tenere conto che dopo anni sempre sulla cresta dell'onda un periodo di fiacca sia del tutto normale, ma non di certo una giustificazione per credere che quella meravigliosa  nazione non abbia più niente da dire nel mondo video ludico. Come sempre solo il tempo potrà definire il presente che verrà, e come al solito a noi videogiocatori non ci resta che attendere fiduciosi una ripresa da parte loro, e di conseguenza  un ritorno sui fulgidi gloriosi binari della decade appena trascorsa...  

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