lunedì 2 dicembre 2013

Movie-Review: Shadowhunters Città di Ossa

Videogame-Review-Reloaded 
presenta la 
prima Movie-Review:  Shadowhunters: Città di Ossa

Sono oramai molti i film con protagonisti vampiri e licantropi ed è forse per questo motivo che non è facile riuscire a proporre qualcosa di nuovo in un genere che oramai da diversi anni soffre di un congenito ipertrofismo. Tuttavia, Shadowhunters città di ossa riesce in questa ardua impresa, grazie soprattutto ad un design delle varie creature ricercato e accattivante. La pellicola diretta da Harald Zwart infatti, colpisce per la perfetta amalgama fra il mondo descritto dalla scrittrice Cassandra Claire nei vari libri della serie e il modo in cui il regista lo ha portato su schermo. La sceneggiatura ripesca dunque a piene mani dal primo libro della trilogia e vede la giovane Clary fare i conti con il proprio misterioso passato, di cui man mano si scopriranno i diversi risvolti.

Il film adotta intelligentemente la via dei pochi preamboli, dandoci solo le coordinate essenziali per definire il contesto e i protagonisti. Parlando di questi ultimi, va detto come la scelta degli attori sia stata fortunatamente molto azzeccata, riuscendo a sostenere un plot in crescendo e a far crescere la psicologia dei  personaggi. La vicenda in se, pesca a piene mani dal filone dei cacciatori di demoni (tra cui il mai dimenticato Van Helsing interpretato da Hugh Jackman), senza però mai cadere nel banale o nei clichè propri di questo genere di film, cosa non facile considerando gli anni che si porta dietro. Intendiamoci: questo non è un film horror e non ha neppure la pretesa di esserlo; piuttosto abbraccia toni molto dark e cupi. La prova di questo sta nella presenza di una certa dose di ironia ed autoironia alle volte sconfinante in leggero slapstick, quando invece cominciano a comparire gli immancabili demoni le scenografie non brillano eccessivamente, forse per mettere ancora più in risalto il design delle aberrazioni. Gli scontri sono coreografati molto bene e riescono a rendere al massimo la fisicità dei vari cacciatori, Jace in particolare è quello che spicca di più; certo non siamo ai livelli dei combattimenti visti nella serie di Jason Bourne ma il risultato è comunque di molto superiore alla media. Questo risultato è stato possibile grazie anche al ricercato look delle armi, rigorosamente bianche, che si alternano all’utilizzo delle misteriose rune magiche teatralmente tatuate sui corpi degli stessi protagonisti. La stessa costruzione del contesto sa vendersi bene, in quanto tratteggia un’efficace sovrapposizione di mondi, quello di tutti i giorni, reale in quanto visto e quello invisibile, in quanto solo nominato, degli shadowhunters.

Nulla da eccepire per quanto concerne il lato puramente tecnico: le due ore circa di film, non pesano e si destreggiano fra lunghi piani sequenza, e riprese sincopate per quanto riguarda le scene di lotta. Ultima nota di merito, ma forse la più importante, il modo in cui sono trattate le storie d’amore. Ce ne sono infatti ben due, ma sono trattate in modo da non distrarre lo spettatore dal vero messaggio dell’insieme, ovvero che occorre sempre provare ad andare oltre l’ovvio , in tutti i sensi.  Le varie razze sovrannaturali presenti, diventano dunque una metafora non banale sulla limitatezza delle nostre percezioni.  In definitiva Shadowhunters:Citta di Ossa rappresenta un netto passo in avanti, rispetto a quanto fatto dal genere negli ultimi anni, pur prestando il fianco a qualche leggerezza e incongruenza rispetto all’opera cartacea. La pellicola risulta comunque pienamente comprensibile anche da chi non ha mai letto i libri. Un film dunque consigliato non solo ai fan della serie, ma anche a chi cerca un qualcosa di diverso rispetto ai soliti vampiri che luccicano.


Voto finale 7,5

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