venerdì 31 maggio 2013

Curtain Fall: Ezio Auditore

Videogame-Review-Reloaded presenta un nuovo articolo a cura Del Blog la Bottega Del Bardo



Ezio Auditore da Firenze: era da tempo che non si sentiva parlare di un qualche personaggio italiano nel mondo della videoludica. A fronte di italiani solo di nome, come nella serie GTA, per trovarne uno dobbiamo ritornare nientemeno che al sempreverde Super Mario, uno stereotipato idraulico baffuto. Fino al 2009, anno di Assassin’s Creed II.
Il nostro viaggio con lui inizia appena nato, che impara a muoversi tramite il nostro premere qualche tasto. Ma poi la scena si sposta per arrivare al vero inizio: nella Firenze del 1476: Ezio è un diciassettenne scapestrato, bello ed edonista come tutti gli adolescenti. E’ affascinante e sveglio, con la visione degli eventi che si ferma alle scazzottate con i coetanei della famiglia Pazzi e al suo amoretto Cristina Vespucci. E’ in questa prima fase, l’Ingenuità, che lo conosciamo e per un po’ siamo come lui, lo facciamo corricchiare per Firenze sbrigando varie commissioni. Vendetta. Ezio si arma, si vendica del gonfaloniere e poi fugge a Monteriggioni accolto da suo zio Mario Auditore, che lo addestra per portare a termine la vendetta su tutti i congiurati. Non si accorge (e sempre noi con lui) che ogni sua più piccola azione è predestinata, predisposta, così concentrato nella vendetta che pure gli eventi storici che contribuisce a far avvenire gli scivolano addosso. Questa condizione dura per praticamente tutto AC2, fino alla svolta, accennata con la lotta a Venezia e culminata con il combattimento contro Rodrigo Borgia nella cripta sotto la Cappella Sistina: il suo risparmiare il Borgia, oltre a sottostare all’esigenza storica, ha la seconda funzione di dimostrare che ormai Ezio è Assassino anche di mente: “Nulla è Reale, Tutto è Lecito; Requiescat in Pace”, la celebre frase, ci dice che siamo finalmente passati ad un nuovo Ezio, un Ezio che si è lasciato alle spalle le ultime vestigia dell’egoismo diventando incarnazione vivente del Credo dell’Assassino.

Un sogno che si spezza presto: suo padre Giovanni viene arrestato, lui ha le prove per scarcerarlo, le porta al gonfaloniere per il processo del giorno dopo. Sembra solo un brutto incubo che sta per risolversi, eppure peggiora attraverso il più grave dei peccati, il tradimento: il gonfaloniere non presenta al processo le prove per scagionare Giovanni, condannandolo a morte. Il mondo di Ezio crolla e lui non è in grado di fare alcunché: allora comprende il primo significato di quel cappuccio bianco che ha trovato assieme ai documenti del padre, significato che ha lo stesso nome della nostra seconda fase:
Sarebbe dovuta finire così, eppure abbiamo deciso di continuare a seguirlo: nasce così Assassin’s Creed: Brotherhood. Ezio adesso è assorbito dal Credo, tuttavia il suo italianissimo individualismo non lo abbandona ma anzi gli fa comprendere una cosa essenziale: a fronte di una pace che più passa il tempo meno sembra raggiungibile, l’unico modo per non svanire del tutto è istruire altri affinché portino avanti la sua crociata. A metà della sua avventura nella Roma papalina di inizio Cinquecento quindi egli arriva ad un passo dal traguardo, senza saperlo: la Leadership. Non è un caso la citazione del Principe fatta dal Machiavelli di AC:
Un giorno dovrò scrivere un libro su di te, Ezio.”
Allora fallo breve.



Dieci anni dopo, l’ultima tappa: Assassin’s Creed Revelations. Volendo usare le parole del buon Niccolò, Ezio ormai è sia volpe che leone da tempo. Tuttavia, il tempo gli rema contro: ormai ha passato la soglia critica dei 50 anni, deve scoprire le ultime cose prima che non ne abbia più la forza, le ultime vestigia del Credo che Altair ha lasciato in sospeso. Ed è alla fine della trama principale, dopo l’ultima visione di un novantenne Altair, capisce l’ultima verità esplicitata nel suo discorso finale rivolto proprio ad un basito Desmond Miles che lo vede attraverso l’Animus: ha vissuto una vita, come Altair, inventandosi un lieto fine che non è mai arrivato. E se non si fosse privato della Mela di sua spontanea volontà, esercitando il suo diritto alla scelta, non avrebbe mai raggiunto l’ultimo stadio della sua vita: la Saggezza. La stessa saggezza che gli farà capire che solo una famiglia potrà dargli la serenità che ha tanto cercato dentro i Frutti dell’Eden. Non è un caso che sua moglie, la buona Sofia Sartor, abbia il nome greco della sapienza. Nei suoi ultimi anni a Firenze, raccontati nel cortometraggio Embers, egli arriva al compimento della sua eredità spirituale, con l’ultimo contributo alla Confraternita dato alla cinese Shao Jun.
L’abbiamo visto nascere e l’abbiamo visto morire.  Requiescat in Pace Ezio, grazie di tutto.

Il Cavaliere Bardo

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