sabato 5 novembre 2011

[PS3] Recensione: Child of Eden

Vola la fenice nel cielo, mentre il mondo si plasma al volere del divino sotto forma di mille luci, colori e figure dalle forme più strane. Uno sparo, un eco lontano , no non sono un tipo strano questo è il mio mondo e lo purificherò da ogni virus che lo sta minacciando.
Se c’è una cosa che è davvero  difficile è tentare di giudicare un titolo che, come in questo caso trascende i normali canoni di giudizio, e che ha il coraggio di andare controcorrente, ben conscio del fatto che difficilmente coinvolgerà le masse per via della sua particolare natura.  Del resto stiamo parlando di un’ opera multimediale interattiva che trascina il giocatore in un flusso di emozioni difficile da descrivere a parole, perché  forti come quelle che solo da piccoli si possono provare. L’ultima fatica di Mizuguchi è pura sinestesia;  animali psichedelici, mondi fatti di mille colori, musica e suoni di vario genere ; sono questi i capisaldi sui quali prende forma l’esperienza ludica offerta da Child Of Eden.  Il comparto grafico è qualcosa di rara bellezza:  mondi onirici popolati da creature di varie forme pronte ad attaccarvi e una regia virtuale molto dinamica innalzano, e non poco l’immersione nelle location messe in piedi da designers di Q Entertainment. Mentre nel  mare di colori che attraversate i vostri sensi  vengono bombardati dalla soundtrack elettronica composta nientemeno che dalla virtual band dell’autore di questa psichedelica opera videoludica. La trama proposta da Child of Eden si presta a molteplici chiavi di lettura, ma ovviamente starà al giocatore trovare quella più vicina al suo gusto personale, o semplicemente invece di usarla come spunto per fare della filosofia, decidere di farsi trascinare da quello che può essere paragonato come ad un viaggio lontano dai confini della realtà quotidiana.  Il gameplay si frappone a  metà strada fra un rail shooter ed un rythm game, non fatevi ingannare però perché nonostante si poggi su meccaniche che definire classiche è dire poco, il gioco propone un tasso di sfida piuttosto alto rendendolo ancora di più un prodotto per quei pochi eletti che decideranno di provare l’ultima visionaria follia del game designer nipponico.  L’esperienza di gioco si compone di soli cinque livelli, tuttavia soltanto due saranno disponibili fin dall’inizio mentre,  per sbloccare gli altri mondi bisognerà purificare il più possibile quelli a nostra disposizione in modo da ottenere un numero sufficiente di stelle.  Ma ciò che rende Child of eden una produzione diversa dal solito è insita nella sua stessa natura, dove il giocatore stesso ne è spettatore ed artefice;  in quanto ogni suo movimento e sparo produrrà un suono o un effetto luminoso che andrà a fondersi con la musica o la grafica di sottofondo.  In un mercato così competitivo l’ultima fatica di Q entertainment  è come un lampo che squarcia l’oscurità, o se preferite una pennellata di colore su una tela grigia; un gioco che tutti dovrebbero provare almeno una volta, seduti sul proprio divano con luci soffuse e pad alla mano. Solo così potrete capire perché in molti osanneranno questo titolo così come fecero con Rez, e  se nemmeno in questo modo capirete cosa si prova, non vi preoccupate, non siete strani voi, né tanto meno lo sono io.

Voto Finale 8.5/10
Leon

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